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LE CURE CERTE E LA PROTESTA NELLA PIAZZA
di Marisa Melis
QUOTIDIANO SARDEGNA DEL 22.5.2013
Un movimento di familiari di persone gravissime, affette da malattie neurogenerative si sono riversate in massa a protestate al Ministero della Salute a Roma, “tanti” vogliono accedere alle cure compassionevoli decise da certi tribunali italiani: quelle del metodo Vannoni.
Le cure compassionevoli sono l’ultima spiaggia sulla quale approdare, sono cure da praticare su persone malate terminali.
Molti genitori questo non l’hanno capito, avere una malattia grave non vuol dire necessariamente che si è arrivati al capolinea, esistono malati gravissimi che vivono anche 20 anni, la parola terminale poco si accosta a loro. Serve la sperimentazione per certe cure, si devono dare delle garanzie, sapere cosa si inietta al paziente. Non sempre “tutto” deve essere provato.
Chi ha ragione? Chi può dirlo?
C’è da pensare alla disperazione di queste famiglie che vorrebbero veder guariti i loro figli, c’è da pensare alla Sanità Italiana che in quest’ultimo mese è stata messa alla berlina da tutto il mondo medico mondiale per aver dato udienza e ascolto a certe cure.
C’è tantissima confusione, genitori che sono a favore di certe cure e altri che le ritengono fasulle, bisticci in piazza a Roma e su facebook.
Certo che bisognerebbe mettere un po’ d’ordine dappertutto, a cominciare dai programmi televisivi. Perché “tanto” nasce da lì.
Ormai i programmi di un elevato spessore medico non fanno più parte di un certo palinsesto, oggi chi comanda è l’audience, perciò si sono creati dei programmi dove tutto viene spettacolarizzato e dove si dà il massimo della risonanza pubblica.
Cosa si fa? Si prendono i casi che “possono rendere” alla trasmissione e si schiaffano questi poveri bimbi malati davanti al video. Le inquadrature devono essere lente ed efficaci, devono cogliere il dolore della famiglia e della creatura, poi il gioco è facile da seguire, lo spettatore fa il resto.
Si mobilitano le persone, si cercano i contatti e si crea l’onda.
Non so come sarà la presente “onda”.
Ricordo invece un tsunami nel 2007, quando nacque un movimento di famiglie che cercando le cure per i loro cari organizzavano i voli charter in Florida. Non li smosse neanche la realtà che a Miami approdavano “solo” famiglie italiane. Tutto terminò con la morte di un bimbo e la nonna dentro una camera iperbarica che prese fuoco. Si cambiò per tutti il luogo di cura, ci furono i paesi dell’Est, poi Israele e poi Cuba.
La storia continua…
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